Nek, quando la svolta arriva a 40 anni

Ad autunno scatta il tour europeo e i fan attendono una data padovana. «Il nuovo album è quello della consapevolezza, fa capire che sto cambiando»

 

 

SANREMO. E’ passato molto tempo dalla sua hit che lo rese famoso, proprio qui a Sanremo. Era il 1997 e quel pezzo ebbe così tanto successo da etichettarlo, per molto tempo, come “quello che canta Laura non c’è”. Per alcuni tale notorietà finirebbe con l’affossare il cantante stesso. Per molto tempo forse questo è accaduto, ma la forza di Nek è stata quella di non guardare troppo ai riflettori, ma al proprio mestiere. Perché il punto di forza di un vero artista non è quello di ricevere l’applauso per una canzone, ma il sincero riconoscimento per un’intera carriera. La vera svolta di Nek è arrivata quando ha deciso di svestire i panni dell’icona musicale per tornare, semplicemente, ad essere “Filippo Neviani”.
In che modo è arrivata questa svolta?
«Non la chiamerei una vera svolta, perché il processo di maturazione non si blocca mai. Probabilmente la “consacrazione” arriverà quando avrò 60 anni. Di sicuro l’album “Filippo Neviani” del 2013 è arrivato a seguito di due eventi che hanno sconvolto la mia vita. La prima è stata la morte di mio padre, la seconda la nascita di mia figlia. Queste due grandi emozioni, tra loro contrastanti, di sicuro hanno influito sulla mia persona e sul mio modo di fare musica. Ritengo che il dolore sia una componente che ci aiuta a catalogare le cose, da quelle utili a quelle futili. La morte di mio papà e la fede mi hanno aiutato a mettere ordine. Anche il nuovo album ripropone lo pseudonimo “Nek” e in basso il nome originale, proprio perché questo disco fa parte di un percorso. Forse è l’album della consapevolezza, fa capire che sto cambiando».
Parliamo della canzone che porti a Sanremo quest’anno, “Fatti avanti amore”. Come la descrivi?
«Tutto il pezzo mi piace, soprattutto nel passaggio in cui si dice “Abbiamo mani per afferrarci, girare insieme come ingranaggi” . Mi piace l’idea di questa fusione di mani, perché credo che biologicamente e spiritualmente siamo fatti per amare. Poi ognuno può pensarla come vuole. Ad agosto avevo finito l’album e alla fine del mese stesso Carlo Conti mi chiamò per propormi Sanremo. Inizialmente fui titubante, ma poi mi convinsi che forse era un segnale. Finito il Festival lavorerò alla versione spagnola del disco che uscirà in Spagna e America Latina”.
Hai vinto la serata di giovedì dedicata alle cover con “Se telefonando”. Come l’hai vissuta?
«Mentre l’orchestra eseguiva il pezzo, sembrava che la stessa si stesse alzando come una grande nave. L’arrangiamento del pezzo si è svolto tutto in un pomeriggio, dalle 14 alle 20. Siamo stati fissi sulla canzone cercando di portare la magia del brano originale e riproponendolo in una nuova chiave di lettura, sperando di non cambiare i connotati dello stesso. Penso di poter dire che l’abbiamo fatta. Ripeto, “ce l’abbiamo fatta” e non “ce l’ho fatta”, perché è stato un lavoro di squadra”.
Molti dicono che tu sia uno dei candidati alla vittoria, tu percepisci questa sensazione?
«Percepisco la vibrazione della gente che trovo davanti a me all’interno di questo grande tritacarne che è il Festival. Ho quasi paura a tornare a Sassuolo, perché in questi giorni ho davvero il cuore che sembra una caldaia. A prescindere da quello che capiterà, è come se avessi già vinto. Quando “Fatti avanti amore” è andata in onda nelle radio ho capito che le persone hanno percepito e tenuto per sé le emozioni che volevo trasmettere. E questo mi basta».
E’ cambiato il tuo modo di cantare negli anni?
«Non ho consapevolezza di cantare in maniera diversa, ma mi rendo conto che c’è una preparazione. Credo di aver avuto un dono, quello del canto. Negli anni non ho fatto altro che affinare questa tecnica anche se ho imparato d’istinto, perché non ho frequentato una scuola specifica. La vita in questi 22 anni di sali e scendi da un palco mi ha aiutato a dosare l’emozione, lasciando che questa non avesse il sopravvento. Siccome anni fa questo capitò, oggi posso dire che la “scuola” del lavoro alla fine aiuta».
A livello di bellezza, come vivi la competizione con i nuovi giovani?
«Diciamo che è cambiato il target: prima mi guardavano solo le teenager e oggi anche le milf (scoppia a ridere, ndr). A parte le battute, non avverto proprio questo tipo di competizione, perché la mia musica è trasversale e mi seguono persone di ogni età».
Come descrivi il Festival di Sanremo del 2015?
«Questo Festival sottolinea in maniera particolare la musica italiana. Ha riscoperto tanti giovani, anche dei talent. Penso ad esempio ad Annalisa, che nella serata delle cover ha regalato emozioni meravigliose con la sua interpretazione. Diciamocelo: normalmente a Sanremo ogni cantante si fa i cazzi suoi. Questo Sanremo invece ha riallacciato la coesione tra artisti. La competizione è insita in ognuno di noi ed è un elemento naturale. In questo Festival si condivide e soprattutto si parla – per fortuna – solamente di musica. Non servono polemiche per ingrandire un evento che, di per sé, è già grande. Carlo Conti ha avuto un ruolo molto importante in tutto questo».
Il tuo concerto dell’ottobre 2013 a Padova saltò a causa di un edema alle corde vocali. Pensi che ci tornerai a breve?
«Sicuramente. E’ previsto un tour europeo a partire da questo autunno e quindi prossimamente ci saranno novità in merito alle date»

 

Alberto Sanavia

 

foto di Maria Elena Schiavon