E’ il 20 novembre del 1492 quando il Consiglio dei Dieci – uno dei massimi organi di Governo di Venezia con funzione di sorveglianza sulla sicurezza della Repubblica – decide di mandare in esilio forzato due capi della Quarantia, altro importante organo veneziano con funzioni di diritto civile.
Ma quale può essere stato il motivo di tale decisione così drastica?
Gabriele Bon e Francesco Alvise, capi della Quarantia, si consigliano con Bartolomeo de Rossi e Giovanni Negro. Nasce l’idea di creare una sorta di associazione di mutuo soccorso. Lo scopo di tale iniziativa sarebbe quella di dispensare 70.000 ducati annui “ai poveri gentiluomini privi d’impiego”, ossia disoccupati. Stabiliscono anche l’ammontare di questo obolo: 100 ducati a testa per coloro che hanno superato i 60 anni e 50 ducati a coloro che hanno tra i 25 e i 60 anni.
L’idea fa rabbrividire il Consiglio dei Dieci che si oppone con forza all’istituzione di questa società. I motivi sono diversi, primo fra i quali il timore che qualcuno possa approfittarne per farsi ricco. Le probabilità che qualcuno faccia il furbo ci sono, così come ricordano i rischi di quella legge agraria che dava terreni agricoli ai nobili (cosa che, tra l’altro, verrà reintrodotta con modifiche nel ‘700). Per il Governo veneziano, i gentiluomini devono dare soldi alla Repubblica per sostenere le spese (di guerra soprattutto), non il contrario. Devono essere i primi a rimboccarsi le maniche. Infine, 70 mila ducati sono una cifra che la Repubblica non può permettersi di perdere in questo modo e, se qualche gentiluomo benestante dovesse fallire… cavoli suoi.
Cosa fare?
Vi è la necessità non solo di opporsi all’idea, ma anche d’evitare che in futuro non ci siano altri ad avere intenzioni simili. Senza perdere tempo, si delibera che i due capi siano relegati in perpetuo a Nicosia (Cipro), con la minaccia di morte nel caso non rispettassero la decisione. Ma stessa sorte tocca anche a Bartolomeo de Rossi e Giovanni Negro, che dovranno essere confinati invece a Retimo (Creta) alle stesse condizioni.
Per essere certi che ciò sia da deterrente, 2 anni dopo si vieterà non solo ai nobili ma anche ai cittadini di non “far compagnia” in più di 25 persone, così da controllare e limitare il più possibile “lo spirito di associazione”.
Alberto Sanavia
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Nell’immagine di copertina:
“Il tributo della moneta” del pittore ligure Bernardo Strozzi. A Venezia dopo aver richiesto una supplica di soggiorno il 20 luglio 1633, qui opererà con fortuna. Ormai malato, l’1 agosto 1644 farà testamento alla presenza dei pittori Ermanno Stroiffi, Johann Eisenmann e Taddeo Pino, nella sua abitazione in contrada di S. Fosca. Sempre qui morirà il giorno successivo.
Il dipinto in questione sarà rubato il 26 giugno 1998 dalla chiesa di San Vito Ercole a Caserta. Dopo anni di latitanza e lunghe indagini dei Carabinieri, verrà recuperato nel novembre del 2022.
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