Al Bano – Di rose e di spine: voto 4,5
E’ chiaro che una buona fetta del pubblico di Sanremo sia composta da nostalgici – giusto per non chiamarli “anziani” – legati al prototipo di canzone sanremese anni ’50 – ed è giusto rappresentarli. E’ vero anche che Al Bano ha scritto una pagina importante della musica italiana. Tutto vero. Ma di recente con “Il Volo” abbiamo già dato, anche troppo. Inps.
Gigi D’Alessio – La prima stella: voto 5
Qualcuno, citando il cantore-poeta-chi-più-ne-ha-più-ne-metta partenopeo, potrebbe dirmi: ma “Tu che ne sai”! In effetti ne so ben poco di Gigi D’Alessio, non essendo egli un artista inserito nel mio lettore mp3. Ma gli va dato atto che in passato, rimanendo nel genere, ha fatto di meglio. Qui si è imitato.
Ron – L’ottava meraviglia: voto 5
La stiamo cercando tutti, la meraviglia. Che in questo pezzo non si sente. Con l’immenso rispetto per un artista che ha già vinto Sanremo e vanta una carriera da Wikipedia, il brano non gli fa davvero onore.
Michele Zarrillo – Mani nelle mani: voto 5
I suoi brani più famosi e belli sono passati tutti per Sanremo. Ascoltando i suoi album, le altre track non lasciano il segno. Credo che, questa volta, una delle track sia scivolata in Liguria.
Michele Bravi – Diario degli errori: voto5
Dopo essermi fatto odiare da coloro che prima ho definito “anziani”, ora mi concentro sui teenager in modo da stare sul culo a tutti. Michele di “Bravi” ha solo il cognome, perché questo brano è una reale nenia da ninna nanna che non racconta niente di nuovo che non sia già stato detto. E meglio.
Nesli e Alice Paba – Do retta a te: voto 5
Da un autore capace come Nesli mi aspettavo qualcosa di più graffiante. Il ritornello formato dalle rime “tu”, “più” e “blu” però merita l’applauso della mia maestra delle elementari (che, tra l’altro, saluto con affetto). Di Paba ricorderò con piacere il trucco shocking.
Sergio Sylvestre – Con te: voto 5
Quando esci vincitore da un programma televisivo come “Amici”, solitamente canti 2-3 pezzi che diventano subito delle hit e – obiettivamente – gli autori già sanno che quello che ti faranno cantare diventerà un successo. Poi arrivi a Sanremo, il pezzo non decolla e punti tutto sulla voce che – nulla da dire – è bella. Ma non è un po’ poco?
Clementino – Ragazzi fuori: voto 5,5
Il brano dell’anno scorso era terribile. All’Ariston c’erano solo amici e parenti che saltavano in piedi per tifarlo in maniera un po’ troppo… plateale. Quello di quest’anno è leggermente più sopportabile, a tratti quasi carino (ok, sto esagerando). Però sto 6 non arriva.
Bianca Atzei – Ora esisti solo tu: voto 5,5
Al primo ascolto ho pensato che il ritornello fosse ideale per farlo eseguire all’orchestra “Titti Bianchi”. Al secondo ascolto ho pensato che alla sagra del pisello di Baone farebbe cantare l’intera piazza. Al terzo ascolto… no, non l’ho più ascoltato.
Alessio Bernabei – Nel mezzo di un applauso: voto 5,5
Nel 2016 presentò “Noi siamo infinito”, che le radio mandarono in onda a lungo, prendendosi meritatamente la rivincita su coloro che non apprezarono il pezzo durante il Festival. Ora torna con un brano decisamente “peggiore”. Peccato per la serata cover: il suo Bennato non ha lasciato davvero il segno.
Raige e Giulia Luzi – Togliamoci la voglia: voto 5,5
La sfortuna di questo pezzo è che sembra un inno ormonale da sottofondo per video di YouPorn. Il ritmo e l’idea però possono dare buoni frutti a lungo termine. Probabilmente, con un altro testo (o in lingua inglese) avrebbe spaccato da subito. Diesel.
Elodie – Tutta colpa mia: voto 6
No Elodie, non è colpa tua. Il timbro della tua voce è pulito, bello, forse meno “caratteristico” rispetto ad altre colleghe. Si nota che c’è alle spalle una “gavetta” ma questa canzone non sfonda come dovrebbe. Ritornello carino, orecchiabile. Magari ci abitueremo a cantarla fra un po’. Forse.
Fabrizio Moro – Portami via: voto 6,5
Nonostante l’ego smisurato di Fabrizio Moro arrivi allo spettatore prima della sua voce, nonostante i suoi sguardi siano sempre pronti per divenire lo “scatto ideale” per i fotografi, nonostante la sua aria da bello e dannato/tatuato, la canzone è ben strutturata. Testo e musica si fondono armoniosamente. Non è un brano da ballare in spiaggia, ma convince.
Chiara – Nessun posto è casa mia 6,5
Per la nostra saonarese DOC, la nota negativa di questo brano è che sia poco adatto ad un contesto come quello di Sanremo. Ascoltatevi il brano su YouTube, magari in silenzio. L’atmosferà è sincera, magica. Però sullo schermo televisivo – anche se in HD – colpisce poco. Probabilmente questo la penalizzerà. Ma solo per l’evento Sanremo.
Ermal Meta – Vietato morire: voto 6,5
Ha meritatamente vinto la serata delle cover, dimostrando di possedere una voce fuori dal comune. L’anno scorso portò in gara un bellissimo pezzo, premiato poi dalle radio. Pur non essendo incisivo come il precedente, questo “Vietato morire” e questa edizione potrebbero definitvamente consacrarlo.
Lodovica Comello – Il cielo non mi basta: voto 6,5
Sembra di ascoltare un cartone animato, con consonanti e vocali scandite meglio della voce di Google Translate. Dovrebbe essere meno “Disney”, giusto per evitare che la prossima volta la facciano duettare con Topolino. Ma la canzone è fresca, orecchiabile. Alle radio piacerà.
Marco Masini – Spostato di un secondo: voto 6,5
Molto radiofonico non lo è mai stato (se non in passato), ma questa volta si mette in gioco con ritmi differenti rispetto a quelli che lo caratterizzano. Un testo intenso, un’interpretazione che a tratti ricorda alcuni sound “alla Tiziano Ferro”. Professionista.
Paola Turci – Fatti bella per te: voto7
Fosse per il suo fascino, avrebbe già vinto. Dovendo essere sinceri, “Fatti bella per te” non è il massimo della profondità, ma la costruzione del pezzo e la sua esecuzione sono tipiche di chi sa fare musica. Artigiana delle note.
Giusy Ferreri – Fatalmente male: voto 7
Apparirà come un voto controcorrente rispetto a quello che potrà essere il suo cammino in questa edizione del Festival (era in bilico dall’essere eliminata). Eppure questa canzone è davvero bella. Un pop italiano che può essere trasmesso e ascoltato ovunque. Outsider.
Samuel – Vedrai 7
Il difetto di Samuel può essere paragonabile a quello di Ligabue: alcune canzoni tra loro sembrano uguali. E’ un confine labile, in cui si richia di passare dal baratro al capolavoro. “Vedrai” non è un capolavoro, ma porta dentro un sound marchiato “Subsonica” che – immagino – per lui possa esserespesso sia gioia che dolore.
Francesco Gabbani – Occidentalis Karma: voto 7
Il vincitore di Sanremo Giovani 2016 non ha paura d’osare ma, soprattutto, di divertirsi. Una canzone “stupida” (di sicuro gli autori non sono Verdi e Leopardi)? In realtà s’inserisce in quella fascia ora occupata da artisti come Gazzè e Silvestri, in grado di far ballare, divertire e riflettere allo stesso tempo. Una dote che in pochi hanno.
Fiorella Mannoia – Che sia Benedetta: voto 7
Con quella voce può cantare ciò che vuole. Ma non basta per assegnarle un bel voto. “Che sia Benedetta” è un mix intenso di testo e musica. Probabilmente poco “canticchiabile” e questo probabilmente penalizzerà la sua radiofonicità nel lungo tempo. Ma l’applauso è d’obbligo.
Alberto Sanavia
FOTO DI MAURO PASTORELLO