Il centrale USA racconta dei primi giorni a Padova e degli insegnamenti ricevuti dalla famiglia. «Mi piace la gente e il clima. Per non parlare della vostra pizza…»
Las Vegas, patria delle divertimento e del gioco, delle luci e della vita notturna. Per un italiano l’America è sempre stato un “dream” e sono migliaia i nostri connazionali che ogni anno si recano in questa grande città per assaporare il gusto di tale sogno. Antwain Delawarence Aguillard la sua America sembra averla trovata invece qui, in una città come Padova che – confrontata ai 2 milioni di abitanti di Las Vegas – potrebbe apparire grande quanto un quartiere. Antwain ancora non parla italiano, ma si sta impegnando quotidianamente al fine di potersi integrare al meglio in questa nuova realtà. “Ciao, come stai? Io molto bene”. Aguillard appare da subito un perfezionista, perché anche nella frase più semplice cerca di trovare la giusta tonalità, il modo corretto di pronunciare le parole di una lingua che fino a qualche mese fa gli era totalmente ignota. Cresciuto pallavolisticamente nel Long Beach City College, nel 2009 viene eletto miglior giocatore del campionato di categoria. Dal 2010 milita nella California State University Long Beach entrando nel giro della nazionale giovanile e nel 2011 è il secondo miglior realizzatore a muro nel campionato universitario. Dal mese di settembre dello stesso anno gioca in Israele con la maglia dell’A.S. Ramat Hasharon Volley con cui disputa anche la stagione 2012/13. Nel 2013/14 affronta invece il campionato finlandese indossando la casacca della Lentopalloseura ETTA in Miesten Liga. Antwain è quindi un viaggiatore, che probabilmente ha privilegiato la conoscenza di nuovi mondi rispetto all’accontentarsi del sogno americano. Da questa breve intervista appare chiaro il ritratto di un ragazzo di 25 anni che deve molto alla sua famiglia e all’educazione che ha ricevuto. Quell’educazione che gli permette di apprezzare le piccole cose della vita, mettendole in secondo piano rispetto alle luci e al clamore della capitale del Nevada.
Come ti sei trovato in queste prime settimane a Padova?
«Le prime due settimane sono state molto dure tra allenamenti in pista d’atletica e tecnica al pomeriggio. Ho dovuto adattarmi a questi ritmi intensi, ma ora va molto meglio. Non sono mai stato un amante della corsa, ma ho capito che la preparazione fisica è fondamentale. Per il resto, posso dire che a Padova mi trovo benissimo. Qui c’è grande professionalità e posso affermare con gioia che mi trovo meglio di quanto potessi sperare. Direi che è un ottimo punto di partenza».
Qual è il compagno di squadra con cui hai legato maggiormente?
«Devo ammettere che è un gruppo molto affiatato, per cui non posso che ritenermi soddisfatto per il rapporto che ho instaurato con tutti. Ma se proprio mi costringi a scegliere un nome, allora direi Marco Volpato. Mi ha aiutato moltissimo fin dal primo giorno in cui sono arrivato».
Cosa ti piace di Padova?
«La lista sarebbe molto lunga! Per prima cosa sono rimasto piacevolmente impressionato dalle persone. Padova è una città sempre viva, la gente è sorridente e le strade sono sempre piene di persone. Mi piace inoltre il clima, che per certi versi è diverso da quello a cui ero abituato: qui una mattina può esserci un sole estivo e quella dopo può piovere per tutto il giorno. Infine mi piace molto il centro della città, ci sono moltissime cose da vedere».
E qual è il tuo cibo italiano preferito?
«Probabilmente la pizza, qui è davvero buonissima! Ma so che ci sono molti altri piatti locali molto buoni, per cui farò il “sacrificio” di provarli nel corso della stagione… »
Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
«Per adesso non mi sto creando chissà quali aspettative. Di sicuro sono felice della scelta che ho fatto e so che questo è un gruppo solido, che potrà lottare contro chiunque. Certo, probabilmente nel corso della stagione ci saranno anche dei momenti difficili, ma in fin dei conti ciò accade anche nella vita di tutti i giorni, no?! Questo però non intaccherà le nostre motivazioni».
Sembri una persona molto tranquilla e riflessiva… come ti descrivi?
«Sì, sono una persona molto tranquilla, lo sono sempre stato (ride, ndr). Sono uno a cui piace allenarsi duramente per cercare di migliorarsi, giorno dopo giorno. Ammetto che, anche al di fuori della pallavolo, non mi piace fare le cose a metà. M’impegno molto in quello che faccio e questo grazie all’educazione ricevuta da mio papà e dai nonni che mi hanno cresciuto. Mi piace provare nuove cose, conoscere nuovi posti ma soprattutto ottenere il meglio da quello che sto eseguendo in quel preciso momento. La famiglia mi ha sempre sostenuto e dato le motivazioni per cercare d’impegnarsi al meglio, ricordandosi però di rimanere sempre umili e con i piedi per terra».
Alberto Sanavia
Ufficio Stampa Tonazzo Padova
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