Vuotata e risvuotata, la storia infinita di quest’isola continua ancora oggi. Dalla peste al “Cristo dei miracoli”, passando tra ultracentenari e giraffe
OGGI
Partiamo dalla fine. Dal 6 febbraio 2018 il Provveditorato alle opere pubbliche vieta la navigazione e quindi l’approdo all’isola di Poveglia. Le motivazioni sarebbero legate alla sicurezza, in quanto presenti voragini nel terreno e zone di secca, pericolose per chi vi accede.
2014-1015
Ad opporsi a questo divieto è l’associazione “Poveglia per tutti”, formata da 5 mila privati cittadini veneziani che nel 2014 partecipano a un “invito a manifestare un’offerta” indetto dal Demanio per la vendita dell’isola. La loro offerta da quasi 450 mila euro, mirata al recupero dell’isola, è superata da quella dell’imprenditore Luigi Brugnaro (513 mila euro) che però ottiene il NO dello Stato perché l’offerta è considerata troppo bassa. Da lì al ricorso al TAR, poi accantonato dato che nel 2015 lo stesso Brugnaro viene eletto Sindaco di Venezia.
2013
E’ in questo anno che Poveglia viene messa in vendita per essere recuperata a fini turistici
2003
Poveglia dal 2003 è gestita dalla società Arsenale di Venezia SPA ma, dopo l’investimento da 22 milioni di euro per la bonifica dell’area, negli anni seguenti non avviene nulla di particolare per farla “vivere”. Abbandonata a se stessa, essa è meta di gite fuori porta da parte dei veneziani e di curiose incursioni notturne alla ricerca di spiriti e misteri.
Un lembo di terra di 7,2 ettari, così caro a molti ma non raggiungibile da nessuno. Perché tanto interesse attorno a essa? Ecco che perché ora è necessario andare all’inizio della storia
L’INIZIO – IL NOME
Cominciamo dal nome. Come spesso accade, anche il nome Poveglia deriva da “storpiature” temporali. Non vi è una data precisa di primo approdo, ma pare che già dal 421 alcune persone provenienti da Monselice ed Este (nel padovano insomma), mettano piede su quest’isola contemporaneamente alla fondazione di Malamocco, fuggendo alle invasioni barbariche. La chiamano Popilia o Pupilia ma la motivazione è da raggiungere per ipotesi: c’è chi la fa derivare dalla vegetazione di pioppi che la ricopriva (dal latino populus); chi da un omonimo cognome di Chioggia; altri ancora in quanto stazione della via Endolagunare chiamata Popilia in onore di Popilio Lunate; chi infine da una stravagante fondazione da parte di Clodio (data l’assonanza, seppur lontana).
LA GEOGRAFIA
Nella Laguna che raccoglie Venezia, Poveglia non si distingue da altre per dimensione. Ma a far capire la sua importanza strategica è uno scritto del medico croato Angelo Antonio Frari che nel 1835 ne sottolinea due caratteristiche fondamentali: si trova a sole 5 miglia da Venezia (né troppo vicina ma nemmeno troppo distante) ed è costeggiata dal Canal delle Navi (poi delle Contumacie), chiamato così perché “profondissimo e di facile accesso”, in maniera che le navi anche di grandi dimensioni “possono effettuare lo scarico direttamente dal bastimento alla riva”.
Questa sarà la fortuna ma anche la “maledizione” di Poveglia.
809 – L’ISOLA SI SVUOTA
Pipino, figlio di Carlo Magno, è Re d’Italia dal 781. Una flotta bizantina raggiunge la Dalmazia e poi Venezia per firmare il Patto di Ravenna, in sospeso dall’807. Le navi però si avvicinano a Comacchio e attaccano i franchi, i quali respingono il tentativo facendoli fuggire dall’Adriatico. Il 9° doge, Obelerio Antenoreo, prova a convincere Pipino di passare al contrattacco tentando di conquistare i possedimenti bizantini nell’Adriatico. Ma Pipino vede in questo tentativo del Doge una sorta di doppio gioco per trarne beneficio per Venezia. Pipino dichiara guerra a Venezia e gli abitanti di Poveglia si rifugiano verso le isole di Rialto, lasciando praticamente disabitata l’isola.
864 – L’ISOLA SI RIPOPOLA
Nell’837 si elegge il 13° Doge, Pietro Tradonico. E’ istriano e analfabeta, motivo per cui tutti gli editti promulgati non sono firmati, bensì recano il “signum manus”. A lui viene affiancato un co-reggente, il figlio Giovanni. Pietro appoggia i bizantini contro i saraceni, ma passa alla storia come il primo doge davvero indipendente da Costantinopoli. Un comportamento che però gli costa caro dato che, a seguito dell’improvvisa scomparsa del figlio Giovanni, subisce una congiura. Il 13 settembre dell’864, uscendo dalla Chiesa di S. Zaccaria, viene pugnalato a morte.
Dopo aver giustiziato e in parte mandato in esilio i congiurati, il nuovo Doge Orso Partecipazio “libera” Palazzo Ducale concedendo a circa 200 persone imparentate al Doge (ma anche domestici al seguito) di trasferirsi nell’isola di Poveglia. Una concessione dovuta, in quanto per ben 40 giorni i discendenti di Tradonico “occupano” Palazzo Ducale chiedendo giustizia e benefici. Privilegi unici, perché Poveglia diviene un vero e proprio Stato indipendente, retta da un gastaldo ducale e 17 consiglieri. Non solo.
La nuova Comunità, detta dei Barbolani, può godere di pace fiscale, esenzione dal servizio militare, monopolio del rimorchio delle navi nel porto di Malamocco, scorta privilegiata del doge nel giorno dell’Ascensione (la Sensa) con banchetto offerto e la libera compravendita del pescato proveniente dall’Istria (per i più anziani). In cambio però Poveglia dovrà manifestare fedeltà alla Serenissima, versando periodicamente un “tributo” di pesci e ortaggi.
ULTRACENTENARI
I nuovi “coloni” fortificano l’isola, innalzano costruzioni, un castello e la popolazione arriva a raggiungere quota 800 persone. Viene innalzata la chiesa di S. Vitale e l’aria salubre di quell’isola (sottoposta a forte correnti) regala diversi abitanti che raggiungono senza problemi quota 100 anni. Secondo il Frari, nel 1.328 uno di loro raggiunse l’età di 110 anni, cosa assai rara per l’epoca.
1344 – IL CRISTO DI POVEGLIA
E’ di questo anno il primo dei tanti miracoli narrati dalle cronache sulla statua del Cristo di Poveglia presente all’interno della chiesa (oggi nella Chiesa di S. Maria a Malamocco). La tradizione popolare regalerà negli anni racconti di ogni genere, molti dei quali legati a salvataggi di imbarcazioni coinvolte in terribili tempeste. Ogni barca “salvata” equivale a un dono al Cristo di Poveglia: armi e ossa di mostri marini da mettere sotto l’altare. Anche quando Poveglia verrà poi abbandonata, le imbarcazioni al passaggio saluteranno il Cristo con un colpo di cannone.
1378 – L’ISOLA SI SVUOTA, ANCORA
I 5 secoli di relativa tranquillità vengono interrotti tra il 1378 e il 1380.
Per difendersi dall’avanzata dei genovesi in quella che viene chiamata la Guerra di Chioggia, la popolazione viene trasferita suo malgrado alla Giudecca, nella contrada di San Trovaso e Sant’Agnese. E’ allora che i veneziani trasformano Poveglia costruendo il Forte ad Ottagono per contenere le caserme e un presidio militare.
Da quel momento Poveglia non sarà più la stessa. Con la complicità della natura (le cronache narrano di un uragano nel 1386, un terremoto nel 1409 e di ulteriori due uragani nel 1442 e 1600), Poveglia perde pezzi.
1659
Alcuni irriducibili Povegliotti supplicano di poter ritornare nella loro isola continuando a godere dei privilegi acquisiti secoli prima.
1723
A luglio nasce la confraternita dei “Conservatori del Santissimo Crocifisso”
1777
Poveglia conta 8 abitanti. L’Isola passa sotto il controllo del Magistrato alla Sanità che la indica come luogo per la riparazione delle imbarcazioni cariche di merce dato che lì vi è un Tezon (tettoia) per permettere il riparo il contenuto.
1782
La peste sta attanagliando Costantinopoli e Venezia si prepara a fronteggiare il rischio di una possibile epidemia. Il Magistrato alla Sanità riconosce che “per la salvezza della materia di salute”, l’isola di Poveglia è “preferibile ad ogni altra”.
1793 – SBARCA LA PESTE
Un piccolo veliero da pesca viene intercettato al porto di Malamocco. Al suo interno vi sono dei marinai malati di peste. L’imbarcazione non può assolutamente raggiungere Venezia, per cui viene scortata a Poveglia. Si costruiscono in fretta due ripari in legno: uno per la merce e uno per gli infetti. Sotto il dogado di Lodovico Manin, viene coniata una nuova Osella (moneta) su cui appare una barca, la Madonna e la chiesa di Poveglia con l’iscrizione “Nec nuper defeci”: neppure ora vi ho abbandonati. Un chiaro segno che la peste si è fermata a Poveglia senza raggiungere Venezia.
E’ solo l’inizio di una serie di approdi che dureranno per anni. Le imbarcazioni di appestati respinte a Trieste si trovano a vagare nell’adriatico trovando in Poveglia il “filtro” a Venezia, per evitare che lì possa arrivare e diffondersi la malattia. Viene installata una targa: «Ne fodias vita functi contagio requescunt» (Non disturbate i morti per contagio in vita riposano).
1797
Il 12 maggio 1797 cade la Repubblica di Venezia con l’occupazione militare francese da parte di Napoleone Bonaparte
1803
Echi di peste giungono dalla Spagna e da Livorno. Poveglia è pronta all’impatto.
1814 – IL LAZZARETTO NUOVISSIMO
Il diffondersi della malattia in Europa e la necessità di salvaguardare la popolazione veneziana costringe a pensare a un nuovo Lazzaretto. Poveglia viene indicata come isola di riferimento per dare vita al Lazzaretto Nuovissimo. Qui merci e navi di appestati giungono in quarantena.
Saranno così tanti i morti che si racconta che metà del suolo di Poveglia sia oggi composto dai resti dei morti di peste.
1821
La peste accorda una lunga tregua all’Europa, Poveglia compresa.
1828 – LA GIRAFFA DI POVEGLIA
Il 7 aprile del 1828 il vice Re d’Egitto invia a Francesco I d’Austria un dono (in questo tempo Venezia è sotto il dominio austriaco). A Poveglia vengono sbarcate alcune capre e una giraffa, ottenendo un grande successo di visite da parte di veneziani curiosi. Le botteghe iniziano a vendere primordiali “gadget” dedicati alla giraffa e il successo è assicurato. L’animale poi viene trasferito a Vienna ma, complice il clima tutt’altro che favorevole, la giraffa muore poco dopo il suo arrivo.
Per tutto l’Ottocento Poveglia mantiene la funzione di stazione marittima per la quarantena marittima.
1947
L’isola ospita una casa di cura geriatrica che rimane in funzione fino al 1968. La lontananza da occhi indiscreti permette di alimentare la leggenda, che parla di esperimenti terribili su malati psichiatrici. Probabilmente niente di diverso da quanto accadeva in altre strutture in tutta Italia.
1969
Chiusa la casa di cura, per un periodo i terreni dell’isola sono ceduti a un agricoltore. Si succedono vari progetti di recupero ma che si dissolvono presto.
1997
Entrata nell’elenco dei beni da vendere ai privati, nel 1997 il CTS, Centro Turistico Studentesco e Giovanile, vuole realizzare lì un ostello per la gioventù. Nel 1998 l’isola viene così tolta dalla lista dei beni alienabili ma il progetto del CTS non si concretizza.
E torniamo così alla fine, al 2018, lì da dove questo racconto era iniziato.
Poveglia ora è osservabile solo da lontano.
Una mappa riporta una “linea maginot” attorno ad essa.
Una linea da non valicare, per lasciar riposare le tante anime che lì hanno sofferto.
Almeno fino al prossimo resort di lusso.
Alberto Sanavia