Quando si visita una città è solito chiedersi il periodo storico in cui essa si sia formata. L’unicità strutturale di Venezia la costringe però a dover creare e alimentare di continuo miti e leggende con cui fornire risposte apparentemente credibili, dato che quelle esatte spesso mancano. Ecco che il turista in arrivo a Venezia pone una domanda che oggettivamente non può ottenere una risposta sensata, ossia: “Quando è nata Venezia?”.
Questa ricerca di un inusuale “compleanno storico” permette al visitatore di dare un senso a Venezia stessa, perché a prima vista può apparire come l’opera di un folle genio. Nel corso dei secoli tale data di concepimento fu trovata e col passare del tempo in molti hanno voluto impossessarsi di tale paternità, non tanto per la città in sé, ma per la vita del suo antico popolo che – come scrisse Galibert Leone nel 1847 – “ha di particolare di essere stata per così dire tutta esteriore: Venezia infatti non somiglia in nessun rapporto a quelle repubbliche italiane del medio evo, i di cui annali ripieni di lotte interne, di domestiche rivalità, non oltrepassano le mura cittadine o il recinto della pubblica piazza. Troppo ristretta in se stessa, cerca altrove l’espansione che manca alla sua esistenza, l’ingrandisce e la rende completa con la conquista e con l’assimilazione: così la sua storia, collegandosi con quella dell’Europa o dell’Asia, acquista grandiose proporzioni”.
Ecco che per conoscere la sua nascita – almeno per questa volta – bisogna abbaterne la leggenda.
25 MARZO 421
Bisogna partire non tanto dall’anno, quanto dal giorno. Per la chiesa cattolica, il 25 marzo corrisponde all’Annunciazione del Signore. Quale momento migliore per far nascere Venezia? La benedizione divina sulla città è quindi la prima forzatura umana.
Relativamente all’anno, perché proprio il 421? Difficile orientarsi sulla fondatezza di una leggenda, ma in questo caso si può andare per supposizioni e per farlo bisogna anzitutto osservare l’aspetto territoriale di quell’area del Veneto.
In quei secoli il territorio lagunare si stava geograficamente plasmando. Scendendo dalle Alpi o dalle Prealpi, fiumi quali il Po, Adige, Brenta, Piave, Livenza, Tagliamento e altri fiumi minori trascinavano verso il mare una grandissima quantità di sabbia e fango. Rallentando verso la foce, questi sedimenti davano vita a paludi e isolotti che, per via delle maree e delle correnti, si trasformavano in lunghe strisce di terreno parallele alla costa: i lidi. Nella terra di mezzo – tra quest’ultimi e la terraferma – nasceva la laguna. Canali più o meno profondi s’insinuavano in questo territorio difficilmente accessibile da parte delle imbarcazioni. A meno che non si conoscesse quell’area come le proprie tasche. E’ proprio per questa ragione che le popolazioni venete, alle prese con le continue invasioni da parte di Unni, Sarmati, Goti, Alani e Vandali (408) videro in quest’area il luogo ideale in cui rifugiarsi.
L’impero romano, che fino ad allora aveva assicurato una sorta di “protezione” contro gli
invasori alle popolazioni venete, stava lottando con la sua stessa esistenza. Prova ne fu l’ingresso di Alarico, re dei Visigoti, a Roma (410). Un’ulteriore leggenda racconta che Alarico morì a Cosenza e venne sepolto sotto il “magico” fiume Busento insieme al suo tesoro. Probabilmente fu in quegli anni che i veneti presero coscienza della loro necessità di tutelarsi da soli, colonizzando quindi quell’intricato labirinto della laguna che si trasformava in una magnifica fortezza naturale.
Nel frattempo, in quel di Roma, da quel fatidico 410 l’imperatore Onorio divenne sempre più debole, tanto che l’8 febbraio 421 il cugino Flavio Costanzo (meglio conosciuto come Costanzo III) divenne co-imperatore grazie alle sue abilità di Generale sul campo. Il sogno di risollevare l’impero romano d’occidente provando a convincere inoltre Teodosio II (Impero romano d’oriente) a riconoscere la sua nuova carica, durò però per pochissimo tempo, perché morì improvvisamente il 2 settembre del 421. Fu una vera doccia fredda per Onorio, che si ritirò a Ravenna dove morì nel 423 lasciando così spazio agli usurpatori.
Ecco perché il 421 – più a livello etico che pratico – divenne un anno simbolicamente importante per i veneti: la morte di Costanzo III fu il segno della debolezza di un impero su cui da allora non si dovette più contare.
FU DAVVERO PADOVA A FONDARE VENEZIA? QUANDO IL FUOCO “SCRIVE” LA STORIA.
Ripicca. Questo il motivo per cui fu Padova a volersi prendere per prima il merito di tale fondazione. Ma procediamo con ordine.
Secondo la leggenda, nel 421 un “regno” patavino inviò infatti tre consoli a Rialto a fondare la chiesa di S. Giacomo, meglio conosciuta dai veneziani come San Giacométo per
differenziarla da San Giacomo dall’Orio. Perché lo avrebbero fatto? Ovviamente per fuggire dalle invasioni di cui prima abbiamo parlato. Non solo. Nel 452 molti altri padovani si sarebbero trasferiti qui sotto la minaccia unna per poi – stranamente – abbandonare tutto e ritornare in Padova nel 695. Quindi, secondo una bizzarra logica, tre consoli avrebbero fondato Venezia per popolarla e poi abbandonarla 170 anni più tardi.
Nel 1801 spunta però un libro sulle memorie antiche – ecclesiastiche e profane – raccolto dall’arciprete di Pernumia (PD). A pagina 200 evoca un primo decreto che sarebbe stati eseguito a Padova nel 421 citando tre consoli: Publio Galieno di Fontana, Simeone dei Lanconi e Antonio di Calvo. Nel secondo se ne nominano altri tre: Alberto Falato, Tommaso Candiano e Geno Daulo. Nomi che però vengono ritenuti “spuri e favolosi” dallo stesso autore.
Ma come si è potuta tramandare nei secoli questa leggenda?
Pare che nel 1405 la conquista di Padova da parte di Venezia avesse creato frustrazioni non di poco conto. A partire da Jacopo Dondi, prima cittadino veneziano con incarico di prestigio a Chioggia, ma che poi ricoprì il ruolo di docente di medicina e astrologia medica all’università di Padova.
Lui per primo aiutò a costruire questa leggenda come sorta di “riscatto morale” di Padova su Venezia. Guarda caso, un casualissimo incendio nel 1420 distrusse l’archivio in cui sembrava fossero presenti i documenti relativi alla fondazione. A rincarare la dose – nel 1446 – un altro medico padovano, Michele Savonarola, citò l’ormai “famosa” delibera nel suo “Libellus de magnificis ornamentis civitatis Padue”. Il colpo di grazia arrivò nel 1494, quando fu dato incarico al segretario comunale Zuan Domenico Spazzarini di redigere una delibera secondo “leggenda-persa-nell’incendio” all’interno del “Libro di delibere del Consiglio”. Non potendo dimostrare qualcosa andato in fumo, per molti secoli questa storia fu presa per buona da moltissimi storici: “… perciò i padovani, temendo i movimenti già avvenuti e quelli ancora in corso da parte dei Goti orientali [Ostrogoti] e occidentali [Visigoti], nell’anno suddetto, cioè nel 421, il 16 marzo, deliberarono di erigere una città che fungesse da porto e da rifugio nell’area delle foci del Rivo alto [Brenta], come fecero infatti, raccogliendo gente dalle isole del mare [lidi] e delle lagune, e vollero chiamarla Venezia, e, inviati tre consoli perchè sovrintendessero per due anni all’impianto dei lavori, il 25 marzo fu gettata la prima pietra di fondazione circa a mezzogiorno”.
EUTINOPO IL GRECO E LA FAVOLA DI UN ALTRO INCENDIO ALL’ORIGINE DI SAN GIACOMO E DI VENEZIA.
In occasione di un vasto incendio che bruciò 24 case a Rialto, un architetto greco nonché fabbricatore di navi avrebbe fatto erigere San Giacométo come voto a Dio per evitare che tale incendio si propagasse a dismisura. Tale chiesa sarebbe stata poi consacrata non da uno ma da ben 4 vescovi: Severiano di Padova, Ambrogio di Altino, Giacomo di Trevigi e da Epone d’Opitergio.
Peccato che nel 1097, sul terreno su cui sarebbe sorta tale chiesa, non se ne faccia menzione all’interno della donazione degli Orio.
Un’ulteriore leggenda racconta che la casa di Eutinopo – unica a essere costruita in muratura a differenza delle altre in legno – si fosse salvata dall’incendio perché in essa vi aveva dimorato la regina di Padova, inviata lì dal marito e re Giannusio a Rialto.
Gli autori di “Rialto”, Cessi e Alberti, nel 1934 non usano giri di parole: “torna quindi più verosimile ritardare fino alla seconda metà del secolo XII la costruzione, la cui povertà artistica fu nella storia compensata dalla luce di una leggenda, che ha creato una forse non meritata aureola di rinomanza”.
Quindi la domanda sorge spontanea:
… MA ALLORA QUANDO NACQUE DI PRECISO LA CHIESA DI “SAN GIACOMETO”?
Il primo documento che ne fa menzione è del 1152, ossia in “Henricum Navigaiosum plebanum sancti Johannis et sancii Jacobi de Rivoalto” e la chiesa venne consacrata solo il 25 luglio del 1177 dipendendo – questo sì – nei primi tempi dal Vescovo di Padova. La sua aurea “miracolosa” però è legata soprattutto al vasto incendio che interessò Rialto nel 1514, scampando incredibilmente alla furia delle fiamme.
Forse è proprio da questo postumo legame con Padova e con un incendio che la leggenda venne creata ad hoc negli anni a venire.
CONCLUSIONE
Da quel famoso 421, dopo un trentennio di stallo, nel 452 circa cinquecentomila Unni guidati da Attila attraversarono le Alpi Giulie assediando Aquileia , distruggendola dopo tre anni di resistenza e uccidendo trentasettemila persone. Stessa sorte capitò a Opitergio, Giulia, Concordia, Altino, Padova, Ateste, Treviso, Verona e Brescia. Il litorale veneziano divenne quindi meta sempre più ricercata dai “profughi dall’entroterra” ed è in questo lungo cammino che Venezia nacque non tanto come città, ma come comunità che iniziava a darsi delle regole e che – nel 503 – si concretizzarono nell’assegnare il potere esecutivo ad un tribuno. Dal 574 il potere venne diviso dapprima fra 10, poi 12 e infine 7 tribuni che dovevano governare con un’assemblea popolare assistiti da un consiglio di 40 cittadini. L’istituzione di tribuni maggiori e tribuni minori a seconda dell’importanza strategica delle singole isole fu un ulteriore passo che diede però vita a rivalità interne. Nel 696 fu convocata un’assemblea generale nella campagna di Eraclea, eleggendo una presidenza composta da Cristoforo patriarca di Grado, Stefano Tiepolo, Orso Giustinian e Filippo Corelio. La presidenza abolì da subito il governo tribunizio in tutte le isole e nominò un’altra presidenza provvisoria che – nel 697 – portò poi alla nomina del primo Doge, Paoluccio Anafesto, alla ricerca di unione e concordia.
Alla luce di quanto detto, non si può stabilire pertanto una data precisa della nascita di Venezia, in quanto la storia è un processo che si concatena in eventi causa-effetto. E’ l’essere umano ad assegnare a uno o all’altro evento una scala d’importanza, scegliendo per esclusione una data che confini umanamente il principio e la fine.
L’umanizzazione della storia è la limitazione della stessa ma quello che è certo e che furono le lunghe invasioni a dare vita a quella forma di Venezia che, qualche secolo più tardi, sarebbe divenuta la Serenissima.
Alberto Sanavia
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