L’attrice comica Virginia Raffaele si racconta da Sanremo e ironizza su se stessa: «sto diventando bipolare»
E’ in assoluto la vincitrice della 66° edizione del Festival di Sanremo. Questa volta non parliamo di cantanti, bensì di una donna che – rispetto alla vigilia dell’inizio della manifestazione – non solo non ha tradito le aspettative, ma le ha pure superate. Stiamo parlando di Virginia Raffaele, 35 anni, verace romana. Bellissima, intelligente, brava. «Una donna da sposare», dicono tutti in sala stampa. Ma della sua vita privata non si sa nulla. Attrice comica e perfetta imitatrice, in grado di regalare ai personaggi interpretati una vera e propria anima parallela.
«Carlo Conti è riuscito a creare un’atmosfera serena», esordisce Virginia. «Non mi aspettavo quest’accoglienza per cui ringrazio davvero tutti per i tanti apprezzamenti che sto ricevendo. Pensate che, oltre ai soliti mazzi di fiori, ho ricevuto una forma di formaggio gorgonzola dal teatro di Novara in cui avevo debuttato come attrice. E’ stato fantastico oltre che divertente. Detto questo, siamo molto stanchi. Stasera andremo ad ubriacarci io, Madalina e Gabriel insieme al Maestro Peppe Vessicchio».
Ti vediamo sempre nei panni di qualcuno. Quand’è che ti vedremo nei panni di Virginia Raffaele?
«Sto studiando da un po’ il personaggio di Virginia ma non indovino mai la camminata (ride). Poi ho paura di querelarmi da sola…».
Dei personaggi che hai interpretato in queste serate, qual è stato il più difficile nella fase trucco?
«Il trucco più complesso è stato senza dubbio quello di Carla Fracci. Hanno dovuto effettuare il tiraggio della pelle: un procedimento complicato e scomodo perché bisogna lavare prima il viso con alcool. Ma non è stata tanto la fase di preparazione il problema, ma lo strucco: avevo la pelle in fiamme. Se continuo così, a 40 anni “schioppo”».
Come l’hanno presa gli imitati?
«Sono stati tutti molto carini. Ho parlato sia con la Sig.ra Fracci che con Donatella Versace: hanno capito con grande ironia quanto ho portato sul palcoscenico».
Quanto dai di tuo ai personaggi imitati e quanto loro lasciano in te?
«I personaggi che interpreto mi arricchiscono… in realtà sto diventando bipolare. A parte gli scherzi: è una sorta di scambio. Inoltre, ad un certo punto i miei personaggi si distaccano dall’originale e prendono una vita propria da cui mi lascio coinvolgere. L’effetto risata poi deve venire da sé. Inutile nasconderlo: il comico è una persona fragile, perché “dipende” dalla risata. Ecco che lo scambio col pubblico è fondamentale. Mi diverto tantissimo ad osservare la reazione di chi mi sta guardando. Se il pubblico ride, mi fornisce la carica per continuare, altrimenti è il segno che devo percorrere una nuova strada».
Alberto Sanavia
foto di Maria Elena Schiavon